1a.jpg2a.jpg3a.jpg
English French German Italian Portuguese Russian Spanish

“Un miracolo dell’architettura di un tempo”

-Fra storia spiritualità e religiosità-

 Nella parte alta del paese di Bisacquino è precisamente alle falde del monte Triona sorge il santuario della “ Madonna del Balzo” la cui costruzione, è legata ad una serie d’eventi miracolosi.

 

Il sacro balzo

 

Si narra che l’immagine della Madonna  (quella che fu ritrovata sul monte) fosse portata per ben tre volte in paese e ogni volta fosse sparita e poi ritrovata sul sacro  Balzo.  La prima volta in Matrice per venerarla, e poi si ritrovò. Un’altra volta si pensò di dare una cappella lungo la via Sacra per poterla lì collocare, ma si verificò la stessa sparizione. La terza volta si tentò di posizionare la Madonna in un posto più accessibile rispetto a quello del ritrovamento, più precisamente dove oggi si trova la Cappelletta a metà strada della Via Sacra; ma questa volta l’immagine sparì e fu ritrovata sulla > rocca fortunata > da dove era partita. Così fu manifesto il luogo dove doveva sorgere il Santuario.

Ricostruzione storica delle prime apparizioni della Madonna del Balzo.

 

 

 

L’immagine della Madonna è stata scoperta su un balzo della montagna da un pastore di Bisacquino che di nome faceva Vincenzo Adorno, il quale aveva notato per diversi giorni una luce brillante che usciva da alcuni massi. Si narra che nella primavera del 1664 due giovani contadini, attraversando il Triona, scorsero nel cavo della rupe, scoperta prima dall'Adorno, l'immagine di Maria. Meravigliati la guardano, l'ammirano, si sentono spinti a venerarla. Ma di li a poco, con la volubilità propria della giovinezza, essi si danno al gioco così appassionatamente, da trascurare del tutto quel che avevano ammirato poco prima. Anzi uno di loro avendo perduto nel gioco chi sa qual miseria, accecato dal furore, da di piglio a una falce e la scaglia di punta sulla fronte della Vergine. Ma il sacrilegio nell'atto stesso del suo gesto beluino cade a terra fulminato, morto, mentre dalla fronte della Vergine ferita spicciano miracolosamente delle vive gocce di sangue. Si immagini il terrore del compagno! Dovette sulle prime rimanere stordito. immobilizzato da una dolorosa sorpresa mai provata prima. Poi con tutto l'essere in tumulto corse, come pazzo, giù per la china pericolosa verso il paese, verso la casa dell'infelice. Con occhi fuori dalle orbite, pallido, affannato balbettò parole senza senso, confuse il racconto della meravigliosa scoperta dell'immagine con quello della morte improvvisa del giovane. I genitori, i parenti stentarono dapprima a capire, poi da quel groviglio di frasi mozze trassero, terribile, l'evidenza dell'avvenimento doloroso e alzarono alte grida. La notizia si sparse in pochi minuti: dolore e stupore commossero il paese intero. Subito i genitori, seguiti da una folla di parenti e di amici, accorsero, dietro la scorta del giovane, sul luogo della sventura a trovano il figlio cadavere. Nuovi pianti nuove grida. Ma l'amor materno, anche questa volta, suggerì una di quelle preghiere che il mondo reputa folli, ma che sforzano il Cielo. La madre raccogliendo tutte le forze della sua fede abbraccia il figlio esanime e volgendosi all'immagine della Vergine, Le domanda perdono a grazia per il figlio. Sono così ardenti i suoi sospiri, così appassionato il suo dolore, così viva la sua fiducia, che Maria non esita a compiere il miracolo. In breve il cadavere si rianima e il giovane torna alla vita tra le voci di gioia e di ringraziamento dei parenti, del popolo e della fortunata madre in particolare.

Di qui nacque l’idea di costruire una chiesa nel luogo stesso del miracolo. La difficoltà nella costruzione stava nel fatto che il luogo del ritrovamento era scosceso e su un balzo, ma la chiesa venne eretta ugualmente grazie al progetto di un bisacquinese Pietro Scalora che prima creò un bastione, costruì parecchi vani da muri di grande spessore in modo di ovviare alla conformazione del terreno che scendeva a picco sulla vallata e poi edificò la chiesa che ancora oggi è meta di fedeli.

La devozione e la grande fede per la madonna apparsa, ha fatto sì che venisse costruita un' opera imponente in una posizione quasi impossibile.

Per la costruzione del santuario sono state impiegate notevoli risorse economiche raccolte interamente dai fedeli e dagli  abitanti del paese. Durante la sua costruzione, la madonna rinnovò i prodigi, compiendo un miracolo che salvò la vita al manovale Giovanni Rosato che era caduto da un’impalcatura di notevole altezza e raccolto privo di vita dai  suoi compagni di lavoro. Il manovale fu deposto in un corbello davanti all'immagine della madonna e  dopo pochi istanti si risvegliò come fosse stato preso da  sonno senza alcuna frattura e pieno di vita.

La chiesa è stata costruita nel 1679 e nel tempo è stata arricchita da stucchi e  decorazioni d'ogni tipo.

L’effige della madonna, prima incastonata nel masso ed incorniciata da eleganti decorazioni, fu murata all’interno della chiesa nel 1681 per volontà del Canonico Bartolomeo Di Giorgio. L’immagine della madonna sull’altare è stata riprodotta in un secondo tempo da un prete che aveva visto la vera immagine della madonna. Quasi a centro dell’eremo venne costruito costruiscono un campanile, che più tardi fu arricchito da un orologio donato da Rosario Scibetta ( per una grazia ricevuta) che oggi segna il tempo e i suoni giornalmente si odono in tutta la valle.

La chiesa interamente misura 15 m di lunghezza per 9.30 m di larghezza lo spessore delle mura di 1,30 m; l’antico portone della chiesa è stato rivestito da pannelli di bronzo commissionati da alcuni fedeli e poi realizzati dall’architetto Giuseppe Marino al quale si devono anche i bassorilievi laterali. Accanto alla chiesa vi è la sacrestia che attraverso una scala comunica con un’ala della costruzione (Eremo), che all’interno è provvista di un lunghissimo corridoio da dove si accede alle sette stanze ed è attiguo ad un grande terrazzo con una vista panoramica mozzafiato, visto che cade a strapiombo alle falde della montagna. Il terrazzo è posizionato su un arco sopra il portone d’entrata che è realizzato in ferro battuto di buona fattura è costruito recentemente da un artigiano Bisacquinese, con metodi antichi ( senza saldatura). All’interno c’è un grande spiazzo e nel mezzo di questo un pozzo d’acqua munito di un carrucola e una catena con un secchio di rame,  che serve a dissetare i tanti pellegrini che arrivano al santuario. Oggi con l’avvenuta ristrutturazione  dello spiazzo, la ringhiera è stato realizzata con pilastri costruiti in pietra a facce vista con in mezzo una richieda posizionata che da la possibilità di godere di un panorama suggestivo  e bello di tutta la valle del Belice, incontrando alla vista tutti quei paesi posizionati in quell’area.  Accanto alla chiesa si trova un piccolo locale adibito alla vendita d’immagini sacre, coroncine e oggetti con l’immagine della madonna del balzo.  Il locale attiguo alla chiesa era utilizzato dagli eremiti (monaci) che avevano oltre l’obbligo di custodia i locali della chiesa, anche il compito della questua (raccolta) nelle campagne. Il primo padre che abitò all’interno dell’eremo fu quel Vincenzo Adorno che aveva scoperto l’immagine da giovane, l’ultimo è stato frate Antonio Ferlisi, conosciuto come fra ‘Ntoni.

Nella parte esterna si trova un locale costruito in epoca recente,  nella parte bassa sono stati ricavati i servizi igienici, mentre parte alta negli anni 80 vi era la sede di “Radio Monte Triona”, una delle prime emittente a trasmettere la celebrazione della messa mattutina nel periodo della quindicina.

Il locale sottostante che era adibito a stalla, con l’avvenuta ristrutturazione sarà, in breve periodo, adibito a "Museo d'arte e paramenti sacri"; all’interno di esso è stato recuperato un mulino (una pietra che serviva a fare il farro).

Nei locali del piano interrato, è stata sistemata la scala, dotata di ringhiera e d’adeguata illuminazione. Il nuovo impianto d’illuminazione messo in funzione con la ristrutturazione contribuisce ad abbellire l’ambiente, e nell’oscurità della notte diventa il punto di riferimento per l’intera valle del Belice e per tutti i paesi che si affacciano nella stessa.

Per raggiungere il santuario il visitatore che arriva da Palermo sulla strada 118 uscita  al secondo bivio  per Bisacquino indicazione per il Santuario. Per raggiungere il santuario  vi sono due strade, una caratteristica che parte dalla zona Pileri con due grandi obelischi che segnano la porta cioè l’inizio della strada. il fondo è ciottolato con diversità di fondo lungo la percorrenza, ( a pezzi ora ciottolato con pietre  ora con cubetti di porfido) lungo la strada sono presenti dodici croci con una base  circolare in muratura che segnano la via Crucis. Questa strada viene percorsa dai tanti fedeli sia nel periodo dell’anno quando si recano al Santuario per la messa settimanale, che il periodo della quindicina, a piedi nudi, oggi interamente illuminata. La seconda strada asfaltata percorribile con le macchine  che arriva davanti al Santuario con un grande spiazzo adibito a parcheggio. La festa principale del paese è dedicata alla Madonna del Balzo protettrice del Paese, in  suo onore viene svolta la quindicina. Per i primi quindici giorni d’agosto i fedeli e in particolare i giovani del paese, la mattina alle prime ore del giorno (all’alba) salgono per la via Crucis, chi con le scarpe e chi a piedi nudi,  questo dipende dal tipo di devozione che si ha e del tipo di richiesta fatta alla Madonna del Balzo per grazia ricevuta o per grazia da ricevere, per mezzo delle preghiere che vengono recitate durante la strada e completate dentro la chiesa al cospetto diretto della Madonna.

Luce del Triona

 

Per quindici giorni alle ore 6.30 è celebrata la messa da un prete che viene scelto ogni anno diverso, con la chiesa gremita di fedeli in un clima di grande spiritualità e devozione e santità. Le messe sono accompagnate da canti composti da musicisti locali che nel tempo hanno voluto dedicare alla madonna, oggi conosciuti da tutti i fedeli.  La notte  tra il  quattordici e il quindici,  dopo mezza notte le messe si susseguono ogni ora senza interruzione per dare la possibilità ai tanti fedeli del paese ma anche dei paesi limitrofi e ai tanti emigrati che ritornano proprio per questa occasione. Per tutta la notte la chiesa lo spiazzale antistante, tutte le due strade gremite di persone che arrivano in processione continua con grande devozione  e si sente e si respira aria pura di montagna, un’aria di devozione di santità e di grande spiritualità. Nei giorni della quindicina nella piazza del paese viene fatta una grande struttura, posizionata davanti al sacrato della chiesa madre e precisamente nella gradinata, affacciandosi nella piazza Triona, all’interno di essa la statua della madonna del balzo (appesi al collo e nelle mani della Madonna vi sono una serie di oggetti preziosi “ come collane anelli braccialetti d’oro”, donati dalla gente per grazie ricevute), tanti sono i miracoli annoverati nel tempo, la vergine Maria  viene venerata per tutto il periodo della quindicina. Il quindici Agosto la statua viene portata in processione per le strade principali del paese accompagnata da una folla di fedeli che concludono il giro con il ritorno in piazza e con la celebrazione della messa. Con conclusione dei  tradizionali giochi pirotecnici.  

 

 

 

 

 

Tradizioni 

Nella notte del 14 agosto era tradizione  tutti i giovani del paese  portare l’anguria  sul monte e consumarla assieme ad amici in aperta campagna durante la nottata. Da qualche  la pro-loco con un gazebo la notte del quattordici distribuisce fette di anguria a tutti i fedeli che arrivo in pellegrinaggio.

 

Per alcuni anni nello spiazzo antistante alla chiesa veniva distribuito a tutti i fedeli pellegrini arrivati la notte del 14, una fetta di anguria e una fetta di pane, la gente gradiva e ringraziava dopo la fatica della salita a piedi  per la via crucis.

 

Anticamente davanti il  portone dai gesuiti veniva donato a tutti i pellegrini un sacchetto di frumento e un pezzetto di pane benedetto in segno di ringraziamento e devozione, a conclusione dell’annata agricola  trascorsa.  Il paese  di tradizione prettamente artigianale e agricolo, il cui reddito proveniva principalmente dalla raccolta del frumento.

Una volta vigeva l’usanza di distribuire, al Santuario, nei giorni della vigilia della festa, sacchetti di grano e pane ai tanti pellegrini che avevano bisogno. E in tempi ancora più lontani, quando il Santuario disponeva di maggiori mezzi, perché più abbondanti erano le raccolte delle questue e più diffusa era la povertà fra la gente. Così , sino a qualche tempo fa, era consuetudine esporre in piazza, come pure presso gli obelischi e all’ingresso del Santuario, le primizie di alcuni frutti, soprattutto di meloni di ogni specie; e tutti ne mangiavano a tavola e fuori, “per devozione”, dicevano. Un pio osservatore avrebbe potuto vendere in quella tradizione, tra mercantesca e devota, un omaggio alla Vergine dei frutti della cadente estate e dell’imminente autunno. Purtroppo anche questa come le altre usanze sono scomparse o vanno scomparendo.

Questo anno con l’arrivo del nuovo decano una tradizione antica è stata ripresa , il 31 Luglio una fiaccolata apre la celebrazione della Quindicina: dai Pileri pregando e cantando si avvia per la via Sacra verso il Santuario dove, dopo una breve liturgia, il decano benedice delle pietre prese dal Monte Triona per donarle ai fedeli convenuti al Sacro tempio. E’ tradizione che la mattina del primo Agosto prima di andare alla quindicina i Bisacquinesi prendono una pietra prendono una pietra dicendo l’espressione “Nesci la vecchia e trasi la nova”, La pietra ha un significato profondo: rappresenta la roccia (cristo e la Madonna ) su cui si poggia la nostra formazione cristiana.

1
Detail
2
Detail
3
Detail
4
Detail
5
Detail
6
Detail
7
Detail
8
Detail
9
Detail
10
Detail
11
Detail
12
Detail
13
Detail
14
Detail
15
Detail
16
Detail
17 a
Detail
17 b
Detail
17 c
Detail
17
Detail
 
 
Powered by Phoca Gallery
Sito gestito da IT SUPPLY 2021