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CHIESA MADRE

 

La facciata settecentesca con elementi barocchi, in alto troviamo le statue di San. Rosalia  patrona di Bisacquino e San Giovanni Battista titolare della chiesa madre. La facciata si definisce a due ordini uno superiore e uno inferiore, nell’ordine superiore troviamo il timpano ( dove c’è l’aquila  con l’antico stemma di Bisacquino). La costruzione del primo ordine della facciata fu eseguita dopo la metà del 700 è formato da conci tufacei. L’ordine superiore con quello inferiore è concordato da  volute (archi e ali), nell’ordine inferiore troviamo un basamento a balaustra dove vi si innestano le lesene strutture a tre strisce  (con archetti). Possiamo ammirare anche il portale centrale  arricchito da colonne laterali sormontato da timpano spezzato, e timpano centrale che riporta la data 1757.  Le porti laterali più piccole sono sormontate da timpano, riportano la data 1756 furono eseguiti un anno prima.

L’attuale Chiesa Madre costituisce la terza fase costruttiva. La prima chiesa risaliva alla fondazione  del paese nell’epoca normanna delle quale non si sa nulla, abbattuta perché era troppo piccola. Una seconda fase è quella cinquecentesca manieristica di cui si sa che la disposizione della chiesa era sul sagrato attuale e che la porta d’entrata era verso oriente, come era allora credenza “Dio sole eterno di giustizia”. Il consiglio di demolire  la vecchia chiesa fu dato da Fra  Damiano Rizzo che fu anche il progettista. La chiesa del sacramento  o cappella del SS. Corrisponde al presbiterio. Gli stucchi furono eseguiti nel 1679-1680 da Giacomo Serpotta e dal fratello Giuseppe, (lo stucco è composto da sabbia- gesso-  polvere di marmo e fungeva da pelle, invece l’anima dello stucco è composta da fili di ferro e mattoni). La cappella del Sacramento andò perduta, di questa possiamo vedere lo stemma del Santissimo Sacramento sulla porta d’ingresso. Della vecchia  Chiesa  Madre rimane il campanile di stile  Manieristico, è stato definito rachitico  ( perché  la vecchia Chiesa  era più bassa di  due metri ) ma conoscendo la storia ciò non si può dire.

Il Sagrato è in pietra connessa a mosaico al centro riproduce lo stemma di Bisacquino cioè una stella a otto punte sormontata da una corona, la data di costruzione  1777 e la data di restauro 1960.

Il prospetto  della Chiesa è salvaguardato da una pesante balaustra in pietra che delimita il sagrato.

INTERNO 

La Chiesa Madre di Bisacquino segue l’impianto basilicale a tre navate con transetto e abside semicircolare. E’ a croce latina, internamente la Chiesa presenta una lieve decorazione a stucco dorato, dove raggiunge un a certa complessità nelle ali del transetto.

Nella prima cappella  vediamo una tela raffigurante la Madonna delle provvidenza.

(autore ignoto del700). Sull’altare, al osto del tabernacolo  vi è custodito un pregevole “Bambinello di cera” di fattura artigianale che recentemente è stato censito dall’assessorato alle belle Arti di Palermo.

Nella seconda cappella vediamo una tela raffigurante S. Pietro che riceve le chiavi da Gesù “tu sei Pietro e su questa pietra  di darò le chiavi del regno dei cieli”. Nella

 

parte frontale dell’altare troviamo la Tiara che il  Papa indossava quando aveva sia il potere temporale, che spirituale;  con la presa di Roma  nel 1860 il Papa perse il potere temporale.

Nella terza cappella c’è la statua di Santa Apollonia ( protettrice dei dentisti ), tiene in mano una tenaglia perché con essa le furono cavati i denti mentre era ancora viva. Anche qui nella parte frontale  troviamo una tenaglia incassata nel marmo come simbolo della cappella.

Nella quarta cappella c’è la statua lignea dell’Immacolata dal latino “sine macula” cioè senza macchia (autore ignoto). L’Immacolata schiaccia con il piede un serpente simbolo del male, che rappresenta Satana. Nella parte frontale di questo altare vi è raffigurato il nome di Maria in bella scrittura.

Nella quinta cappella c’è la statua di S. Luigi  Gonzaga. In questa cappella troviamo anche un dipinto della Beata Vergine del Balzo.

Nel transetto di destra troviamo la cappella delle Anime Sante del purgatorio opera mediocre del tardo 700 di autore ignoto. All’interno di questa cappella vi sono delle decorazione a stucco  che furono attribuiti a Messina Gabriele.

La nicchia è impostata come una macchina teatrale con colonne tortile o salomoniche sormontata da capitelli e da timpani, su questi sono sedute le figure allegoriche Fede e Opera Buona, sulla mensola vediamo Speranza e carità. Le quattro figure allegoriche venivano chiamate virtù cardinali. Le due figure seduti sui timpani hanno una maggiore qualità specialmente quella di destra. Lo stucco in alto rappresenta la Vergine Assunta tra putti e angeli.

In fondo alla navata destra si può notare la cappella della Madonna di Lourdes costruita nel 1940-41, in pietra grezza, ricercata alle faldi dei nostri monti. In questa cappella troviamo il sarcofago di marmo che custodisce le spoglie di Mons. g. Bacile è stato progettato dal prof. Arch. G. Di Caro

All'esterno della grotta è raffigurata in stucco la Madonna del Carmine che consegna l'abitino a S. Teresa d'Avila il bambino che tiene in mano la corona del rosario, a sinistra in basso  vediamo due personaggi che sono due anime del purgatorio, una leggenda dice che i devoti della Madonna del Carmine venivano salvati il sabato successivo alla loro morte quando la Madonna scendeva in purgatorio salvava un'anima devota. Nello stucco possiamo vedere che fra due anime c'è quella salvata e lo capiamo dall'abitino che indossa.( Su questa c'è una preghiera )

La navata centrale si prolunga oltre il transetto per 20m. Ed è chiusa dall'abside semicircolare. Il tutto e delimitato da una balaustra in marmo intarsiato sapientemente riparato nel 1968 dal nostro concittadino Romano, durante i lavori di restauro in seguito al terremoto.

 Il presbiterio accoglie un coro ligneo in noce a doppio ordine di scranni, nonché l'organo , posto in una cantoria con prospetto in ferro battuto. La cassa è un vano ricavato entro muratura, con la bocca delle canne allineate sotto il crivello,mentre i registri sono posti in due colonne, una a destra e una a sinistra delle tastiere con inserimento a manetta.

 

 

L'altare Maggiore in marmi policromi,è impreziosito da una Pala dell'Assunta (Madonna del Paradiso), di Gioacchino Martorana (anno 1777) .

Sull'altare maggiore il Tabernacolo, dorato all'interno riproduce in argento i quattro evangelisti e il Pellicano simbolo del sacrificio di Dio; esso è impreziosito dalla porticina in lapislazulo.

L'abside è inoltre adornato da un'altra pregevolissima opera lignea, di fattura non locale, ma bensì di importazione probabilmente di artigianato palermitano, ossia la Portantina settecentesca, che veniva utilizzata sino agli inizi del  900 per portare il viatico agli ammalati nelle proprie abitazioni la prima domenica dopo Pasqua. La portantina di stile Rococò è finemente intagliata e adorna nelle fiancate di pitture raffiguranti scene del nuovo e vecchio testamento inerente all'istituzione dell'Eucarestia (la moltiplicazione dei pani; la lavanda dei piedi; l'ultima cena). Secondo il Canonico Lucia essa sarebbe esemplata nella carrozza de Senato che si trova nel Museo Nazionale di  Palermo.

Navata centrale,  nell'Arcus. Triumpi, adorno di stucchi vi è un grande scudo con rami, sormontato da  una corona; al centro dello scudo si vede l'antico stemma di Bisacquino: una stella a 8 punte con corona; gli stucchi raffigurano due putti che reggono festoni di fiori dorati; festoni adorni d'oro presenta la navata centrale per tutta la sua estensione.

La Cupola  di stile neo-classico. All'interno vengono raffigurati in stucco ad alto rilievo i quattro dottori della chiesa latina:San. Gregorio Magno, San. Ambrogio, San. Girolamo, San. Agostino. La chiesa rimase senza cupola circa 200 anni, finalmente nel 1925 fu realizzata grazie all'interessamento di Mon. Bacile.

Nella'  ala sinistra del transetto , entro una profonda nicchia dell'altare, è collocata la Vara lignea del SS Crocifisso, opera dell'artista artigiano Giuseppe Bellacera  (1792), portata in processione per le vie della città il 3 maggio,con l'accompagnamento di una trentina di Santi custodite in altre chiese. Il crocifisso in legno eseguito nel 1766, di grandezza naturale è ben modellato porta sul capo un diadema e una corona di spine in argento e dietro le spalle una grande raggiera rivestita in lamine di argento.

La croce, rivestita nelle due facci e con lamine di osso di tartaruga e lamine di argento nei bordi. La Croce  e  il Crocifisso furono costruiti da Giuseppe e Pietro Miranda.

La Vara ci colpisce per la sua mastodontica imponenza, l'altezza è di circa 6 m. E pesa parecchio. E' a forma di tempietto classico con riminiscenze barocche. Ai quattro angoli nell'innesto della cupola sono collocati altrettanti angioletti con emblemi della Passione: 3 chiodi, la scala, il sacro volto, il cartiglio con la scritta inrì, mentre sulla cuspide c'è un angelo porta croce.

Gli stucchi della nicchia di sinistra sono da attribuire a Guastella. Colonne lisce definiscono l'altare, ai quattro lati abbiamo i quattro evangelisti, sopra le mensole  ci sono  Matteo e Marco, sopra i timpani spezzati vediamo Giovanni e Luca al centro sopra la vara  c'è  il Padre Eterno che non è benedicente ma si manifesta benigno tra nuvole  puttti e angeli.

I quadroni sopra la porta della sacrestia rappresentano Gesù nell'orto degli ulivi, due discepoli e un angelo in picchiata, la data 1730 non è originale.

 

Nel quadro in alto un angelo che porta i simboli dell'eucarestia il calice e la croce. Nel quadro di sopra si vede Gesù che viene coronato da spine e la brutalità di un uomo che lo spinge. Sono evidente le dorature che venivano usate anche da Serpotta.

 

L'altare successivo custodisce la Statua di Santa Rosalia, patrona del paese, cara ai Bisacquinesi ed invocata nel periodo in cui inferì la peste negli anni 1744, 1837, 1880. La statua di  legno,proviene forse dalla vecchia Matrice. Della Santa si conserva in questa matrice una reliquie probabilmente un frammento osseo (come si attesta l'autentica),che fu data dal Cardinale Doria Arcivescovo di Palermo il 4-7-1626.

Sotto questo altare si venerano le reliquie  del corpo quasi intero di S. Aurelio,soldato romano;portato da Roma il 7-5-1774.

Sempre in questo altare è stato posto un pregevole quadretto, a forma ovale, di Mariano Rossi , raffigurante il Sacro Cuore di Gesù;è una libera versione del famoso modello di Pompeo  Batoni nella chiesa del Gesù di Roma.

Nell'altare successivo, c'è un dipinto su tela sempre di vivace gusto dialettale rappresentante la Pietà .L'altare inoltre è adorno da un basso rilievo in legno che riproduce scene della passione di Gesù.Oggi si può ammirare l'urna col cristo morto di stile neoclassico. L'urna fu costruita nel 1889 dai valenti falegnami Bisacquinesi: Filippone Michele, Guarino Venanzio e i fratelli Russo.

La cappella successiva sempre nella navata sinistra, contiene la bellissima statua di S. Giuseppe ascrivibile alla bottega dei Bagnasco, che si può considerare una delle più pregevoli.

Nella penultima nicchia, c'è la statua di San. Crispino protettore dei calzolai.

L'ultima nicchia è dedicata a S. Giovanni Battista titolare della chiesa Madre. sempre in questa cappella c'è il fonte battesimale. Come sappiamo S. Giovanni Battista fu ucciso per volere di Erodiade figlia di Erode, che ballò per il padre, ma in cambio volle la testa di S. Giovanni. Molti anni fa,accanto alla statua c'era scritto: lo uccise una ballerina, poi per volere della' Arcivescovo di Monreale Mons. Carpino fu cancellato.

Acconto a tutte le cappelle sia di destra che di sinistra ci sono i quadretti della via crucis, su lavagna,prima le 14 stazioni erano oleografie.

Sacrestia  A sinistra del transetto troviamo la parta che permette l'accesso in sacrestia, dove troviamo un archivio storico parrocchiale, di inestimabile valore. Le notizie dell'archivio hanno inizio nel 1552, quando il Concilio di Trento fece obbligo a tutti i parroci di compilare e tenere aggiornati i registri di Battesimo, di Matrimoni, di Morte, per annotarvi i nomi dei propri parrocchiani. Da principio, i parroci non ricevettero istruzione sulla lingua da adoperare nella compilazione degli atti, perciò adottarono la lingua parlata di allora, cioè il siciliano. Poco tempo dopo venne l'ordine di adoperare la lingua latina. Questa disposizione è durata fino a pochi anni fa.

L'archivio è stato riordinato nel 1997 dal Dott. Schirò dopo che per anni i registri e le carte contenenti documenti di vario genere furono amorevolmente conservati dall'Arciprete Don Calogero Di Vincenti in una stanza della canonica, a causa dei gravi danni provocati alla chiesa Madre dal terremoto , del 1968. 

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